Cronistoria semidotta di un vacabolo Giocondo

DI ARNOLDO POMA

 

Giovan Paolo Lomazzo, l’artista e critico d’arte lombardo, nel Trattato dell’Arte della pittura, scoltura etarchitettura edito nel 1584, scrive di due distinti ritratti di Leonardo di donne caratterizzate dal sorriso: la Gioconda e la Monna Lisa, di cui la prima “ornata a guisa di primavera”. L’esistenza di un dipinto denominato Gioconda molto probabilmente dallo stesso Leonardo, trova poi una legittimazione storica in un inventario notarile del 1525 concernente i beni toccati agli eredi di Gian Giacomo Caprotti, quel Salaì allievo e amico del Maestro di Vinci. Partendo da queste premesse Arnoldo Poma ha voluto dimostrare innanzitutto l’origine leonardesca della denominazione, che nulla ha che vedere con un possibile riferimento alla moglie di Francesco del Giocondo, quella Monna Lisa che (forse) ammiriamo nel ritratto del Louvre, ma attenga bensì al significato dato al vocabolo da Leonardo per designare la donna ritrattata. L’autore ha ripercorso le accezioni assunte dal vocabolo partendo dalla letteratura latina classica, ciceroniana, dove troviamo iucundus solo in funzione attiva (da iuvare), di cosa o persona gradita, cara alteri. Un significato poi ampliato nel latino cristiano biblico anche in funzione passiva: lieto, gioioso. Significato che grazie soprattutto a Sant’Agostino andò affermandosi su quello classico, e iucundus trovò una base etimologica da iocus (donde anche la modifica della grafia) e non più da iuvare, in Isidoro di Siviglia, e un’applicazione anche in ambito mistico in San Bernardo e più oltre, divenuto “giocondo” nel volgare, in Dante. Fu l’umanista Lorenzo Valla a ristabilire l’esatta etimologia e significato del vocabolo giusta il latino classico nella sola funzione attiva; tesi poi ribadita da Niccolò Perotto anche in una grammatica latina, il Rudimenta grammatices, di cui Leonardo, “omo sanza lettere”, ma desideroso di possedere almeno gli elementi basilari della lingua latina per la sua attività di “altore” di opere scientifiche, si servì nella sua autodidattica disciplina d’apprendimento. Iucundus est qui laetitiam, gaudium affert, troviamo scritto nel Rudimenta che, volto il vocabolo al femminile, suona: iucunda est quae alteri voluptatem affert: e a chi se non ad una cortigiana potrebbe vestire questa locuzione? Ludovico il Moro nel concedere benefici ad una sua amante (Lucrezia Crivelli), ne ricorda la iocunda consuetudo mercé della quale saepe voluptatem senserimus. Può dunque solo riferirsi ad una cortigiana, un’altra Laide, l’etèra greca simbolizzata in questo ruolo proprio dal Perotto nel Rudimenta, la denominazione Ioconda-Gioconda di cui all’inventario Salaì e al Trattato del Lomazzo, con l’aggiunta in quest’ultimo di quel “ornata a guisa di primavera”, dove il riferimento alla Primavera è un esplicito richiamo simbolico erotico a Venere (simbolismo erotico che manca affatto nel dipinto del Louvre). L’autore è di formazione giuridica e da oltre vent’anni raccoglie documentazione sull’argomento Leonardo-Gioconda, parzialmente pubblicata in cataloghi di mostre e saggi curati da Carlo Pedretti. L’autore ha inoltre voluto dimostrare con argomentazioni storico-letterarie raccolte in alcuni articoli su di un quotidiano locale, l’infondatezza dell’attribuzione a Leonardo da Vinci della cosiddetta Bella Principessa.

Categoria: Product ID: 1498

Descrizione

Formato: 15 x 23

ISBN: 9788897644569

Pag: 502

Carta: Avario

Lingua: Italiano

Scheda foto IN ALLEGATO

Prezzo: € 32